LE BIOBANCHE AI TEMPI DEI BIG DATA

Dip. Epidemiologia e Prevenzione IRCCS Neuromed
il Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione IRCCS Neuromed

Nell’immaginario classico una banca è il luogo in cui depositare denaro al sicuro, in modo da poterlo riprendere quando servirà, magari con un po’ di interesse. Una biobanca non è molto diversa. Solo che la “valuta” che vi viene depositata è rappresentata da campioni biologici. Questo è il capitale iniziale. Gli interessi sono molto allettanti: aumentare le conoscenze scientifiche e capire come prevenire e combattere le malattie. Non c’è un’altra banca al mondo capace di offrire condizioni così vantaggiose ai propri clienti.

Solo negli ultimi anni si sta apprezzando il valore del Biobanking come supporto indispensabile alla ricerca sia di base che clinico-epidemiologica e di salute pubblica.

Diverse le possibili applicazioni del Biobanking quali lo studio delle malattie rare, della funzione del microbioma e la gestione di dati con le metodologie di “Big Data” e “Machine Learning” verso lo sviluppo della medicina di precisione.

Alla biobanca denominata “Moli-bank”, localizzata in una struttura altamente tecnologica allestita ad hoc presso l’I.R.C.C.S. Neuromed, è oggi affidato l’importante compito di conservare in azoto liquido, a 196 gradi sottozero, gli oltre 800.000 campioni biologici, e con essi il patrimonio genetico, dei cittadini che partecipano al progetto Moli-sani. Tutti i campioni sono garantiti, per quanto riguarda la sicurezza e la privacy, dalle più sofisticate tecnologie.

“Le biobanche – dice Maria Benedetta Donati, Direttore del Neuromed Biobanking Centre – sono state inserite dalla rivista Times tra le dieci idee in grado di cambiare il mondo. Ma per farlo devono lavorare assieme. È per questo motivo che Moli-bank è in rete con tutte le altre strutture simili d’Europa, partecipa al Nodo nazionale dell’infrastruttura europea delle biobanche e delle risorse biomolecolari e ha sottoscritto il Partner Charter di BBMRI-ERIC”.

Il concetto fondamentale è quello dei Big data: raccogliere una enorme quantità di dati per analizzarli con metodi informatici nuovi, capaci di estrarre informazioni che altrimenti potrebbero restare inaccessibili ai ricercatori. “Con i Big data – continua Donati – puntiamo non solo a studiare un grande numero di persone, ma anche ad avere, per ciascuno di loro, una enorme quantità di variabili. È questa la strada più promettente, che ci porterà verso una vera medicina personalizzata”.

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