GLI ACUFENI. QUANDO IL SILENZIO VIENE RUBATO

Ennio De Felice
il dottor Ennio De Felice, Otorinolaringoiatra IRCCS Neuromed

Gli antichi Egizi lo definivano “orecchio maledetto”, e non senza una qualche ragione: udire sibili, scatti, fischi, ronzii o ticchettii che in realtà non esistono può far pensare certamente che una qualche forza maligna si sia impadronita del nostro sistema uditivo.
La definizione medica è “acufeni”, derivata dalle due parole greche ἀκούω (udire) e ϕαίνομαι (manifestarsi), ma nel mondo anglosassone è molto più usato il termine “tinnitus”, dal verbo latino tinnire (tintinnare o risuonare). Si tratta di una condizione molto diffusa, che secondo le ricerche colpisce dal 10 al 15% della popolazione. Nella maggior parte dei casi il fenomeno è occasionale, con episodi che si ripetono a distanza di tempo, ma in alcune persone può essere ininterrotto, con un grave peggioramento della qualità di vita.
“Con la parola acufene – dice il dottor il dottor Ennio De Felice, otorinolaringoiatra dell’I.R.C.C.S. Neuromed – indichiamo qualsiasi tipo di rumore spontaneo nell’orecchio. Per il paziente che ne soffre sono rumori assolutamente reali, e infatti quando viene in visita vorrebbe farli ascoltare anche al medico. Ma solo in una piccolissima percentuale di casi quei suoni derivano da fenomeni fisici, come rumori mandibolari o pulsazioni anomale dei grandi vasi sanguigni che passano sotto l’orecchio. Oppure può esserci una vera e propria patologia alla base: problemi al timpano o alla cassa timpanica, ad esempio, ma anche una patologia pericolosa come il neurinoma acustico. Una particolare condizione, infine, è la malattia di Meniere, che provoca anche vertigini.
In questi rari casi possiamo fare qualcosa, dai farmaci agli interventi chirurgici. Ma l’acufene “vero”, quello che tedia una enorme quantità italiani (si parla di alcuni milioni di persone, ndr) è un rumore che si genera spontaneamente all’interno dell’orecchio”.
Si conoscono le cause?
Il problema è nell’orecchio interno, nella coclea, un organo chiuso e inaccessibile. Qui, immersi in un liquido particolare (l’endolinfa) esistono recettori specializzati: le cellule ciliate. Il loro compito è di tradurre le vibrazioni meccaniche generate dalle onde sonore in segnali elettrici che raggiungono il cervello. Quando queste cellule vengono danneggiate in qualche modo abbiamo due possibilità: se il danno è grande la cellula muore, e c’è perdita dell’udito a determinate frequenze. Se il danno è minore, però, la cellula viene solo ferita, per così dire. A quel punto trasmetterà al cervello segnali nervosi in modo continuo, e il paziente sentirà suoni inesistenti.
Quali sono le prospettive terapeutiche?
In quei pochi casi di cui parlavamo, quando il motivo scatenante è individuabile, possiamo intervenire direttamente sulle cause. Se però il problema è a livello delle cellule ciliate le armi a disposizione sono poche, perché una volta danneggiate non si rigenerano. Alcune terapie da mettere in campo le abbiamo, e raggiungiamo buoni risultati. Poi ci sono molte ricerche scientifiche in corso. Ma possiamo dire che il trattamento migliore è di fare in modo che il paziente “conviva” con l’acufene. Il cervello alla lunga si abitua. Ai miei pazienti dico sempre “ma tu senti il cuore che batte? Senti i muscoli che si contraggono? Senti i tendini che si stirano?”. Sono tutte cose che fanno rumore, ma non le sentiamo. Il cervello ha interiorizzato quei suoni, si è sviluppato con essi e li ha assimilati. Per gli acufeni le cose possono andare allo stesso modo: piano piano i rumori provenienti dall’orecchio vengono fatti propri dal cervello, e con il passare del tempo verranno, per così dire, trascurati.
C’è un’altra cosa importante che vorrei dire ai pazienti: non cedete a tutti gli imbonitori che girano su internet. Gli acufeni incidono molto sulla qualità della vita e del sonno, con risvolti psicologici importanti. E allora il paziente può essere indotto a provare di tutto, ma sono cure che non hanno alcun effetto se non quello di svuotare i portafogli.
Serve a qualcosa ascoltare musica, o il cosiddetto rumore bianco?
Può essere utile. È la logica del mascheramento: sostanzialmente combatti un rumore con un altro rumore più gradevole e meno insistente. Intendiamoci, non è una cura, perché quando l’apparecchio viene spento il rumore ricomincia.

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