SE IL SONNO DIVENTA STRANO

il dottor Giuseppe Vitrani
il dottor Giuseppe Vitrani

Il parlare nel sonno, il sonnambulismo, l’avere l’impressione di essere paralizzati. Sono alcuni di quei fenomeni che rientrano nella grande categoria delle “parasonnie”. Ne abbiamo parlato con il dottor Giuseppe Vitrani, del Centro per la diagnosi e la cura dei disturbi del sonno.
Cosa intendiamo con il termine “parasonnie”?
Le parasonnie rappresentano un gruppo ampio ed eterogeneo di disturbi del sonno. Vengono definite come “eventi indesiderati e spiacevoli” che possono verificarsi in qualsiasi parte del sonno e che vanno da movimenti non fisiologici a particolari comportamenti, emozioni, percezioni e sogni.  Di solito vengono classificate in base alla fase di sonno nella quale si presentano: alcune sono tipiche del sonno NREM, altre del sonno REM.
Quanto sono diffusi questi disturbi?
Sono frequenti soprattutto tra i bambini, specie quelli in età prescolare e possono associarsi a marcata attivazione vegetativa, come tachicardia, tachipnea e sudorazione.
Qual è la differenza tra parasonnie NREM e quelle della fase REM?
“Le parasonnie del sonno NREM si verificano in genere entro 1-2 ore dall’addormentamento, in particolare durante la fase di “sonno profondo”. Hanno un’evoluzione benigna e il più delle volte non richiedono un trattamento farmacologico. Le parasonnie tipiche del sonno REM, invece, sono fenomeni impressionanti e spaventosi ed in particolare i “Disturbi comportamentali del sonno REM” sono gravati da un elevato rischio di provocare lesioni a sé o agli altri”.
Sicuramente la più famosa parasonnia è il sonnambulismo.
“Il Sonnambulismo è una parasonnia del sonno NREM e si configura come una serie di comportamenti automatici che si verificano nella prima parte della notte durante una fase di sonno profondo e culminano in un episodio di deambulazione associato ad alterato stato di coscienza. Colpisce prevalentemente i bambini (tra i 4 e i 12 anni), in genere è benigno e tende a scomparire con la pubertà. Il sonnambulo si siede sul letto con gli occhi aperti, si alza, cammina per la stanza, compie comportamenti automatici come lavarsi o vestirsi, accende la tv, apre e chiude porte e/o finestre. Al termine di ogni episodio, di solito, torna spontaneamente a letto a dormire, tutto ciò senza che al mattino ricordi nulla di quanto accaduto”.
Esistono molti miti sul sonnambulismo. Che sia pericoloso risvegliare la persona, ad esempio. Oppure che il sonnambulo possa diventare violento. Quanto c’è di vero?
“Se il soggetto viene risvegliato durante l’evento appare confuso e disorientato e talvolta può presentare comportamenti aggressivi o violenti. Va protetto per evitare che si faccia male, allontanandolo da situazioni ed oggetti pericolosi.”
Sappiamo che durante la fase REM si attiva un meccanismo molto particolare, in cui a una forte attività onirica, in cui si sogna, si associa una vera e propria paralisi del corpo. Cosa accade se questo meccanismo è disturbato?
“Durante il sonno REM si verifica l’attività onirica più intensa e si ha ad una quasi completa perdita del tono della muscolatura volontaria, si è come immobilizzati”. Esistono però delle particolari forme di parasonnia in cui tutto questo non succede. Nel “Disturbo comportamentale del sonno REM”, si assiste alla perdita della fisiologica atonia muscolare, tipica di questa fase di sonno, e i soggetti che ne soffrono manifestano comportamenti aggressivi e violenti che mimano perfettamente un particolare contenuto onirico. In pratica tali pazienti letteralmente “vivono il sogno”. Tali manifestazioni possono comportare un alto rischio di traumi sia per il paziente che per il partner di letto. Al risveglio i soggetti sono del tutto lucidi ed in grado di raccontare un sogno assai vivido al quale il loro comportamento si è uniformato. L’età più colpita è quella adulta-anziana, oltre i 50 anni. Per fortuna si tratta di un disturbo raro che può essere trattato con l’uso di farmaci quali le Benzodiazepine, che riducono la fase REM. Nelle “Paralisi del Sonno”, invece, vi è l’incapacità di svolgere qualsiasi attività motoria volontaria, nonostante il soggetto sia completamente cosciente. Si ha la percezione di essere completamente paralizzati. Sono esperienze spaventose, spesso accompagnate da allucinazioni uditive o visive, che causano intensa ansia nel soggetto che le sperimenta”.
Perché qualcuno parla nel sonno? È da considerare un disturbo?
“Il parlare nel sonno, più noto come “sonniloquio” è molto comune e può presentarsi sia nel sonno NREM, che in quello REM.  Non è associato a fattori predisponenti noti e può essere idiopatico o presentarsi in associazione ad altre forme di parasonnia. È in genere benigno, si autolimita e non necessita di trattamenti”.
Ci sono fattori ambientali, o particolari abitudini, che possono scatenare questi disturbi?
“Per ridurre la frequenza degli episodi è necessario informare il paziente circa i fattori potenzialmente scatenanti quali: un ritmo sonno-veglia irregolare, la deprivazione di sonno, il consumo di alcol, l’assunzione di alcuni farmaci e altri disturbi del sonno associati, come le apnee notturne”.
Quanto incidono i disturbi sulla qualità di vita della persona e quando è necessario rivolgersi al medico?
“Le manifestazioni possono incidere negativamente sulla qualità della vita del paziente se sono particolarmente frequenti, violente o possono causare eccessiva sonnolenza diurna. In questi casi è opportuno rivolgersi ad un esperto che può decidere di sottoporre il paziente ad ulteriori approfondimenti diagnostici di tipo strumentale”.
Qual è il percorso diagnostico e terapeutico che viene seguito qui al Neuromed per una persona per la quale una parasonnia costituisca un vero problema?
“Nella maggioranza dei casi, per quanto spiacevoli, la maggior parte dei fenomeni non richiedono alcun trattamento e ci si limita a dare alcune indicazioni di tipo comportamentale. Nei casi in cui gli episodi sono molto frequenti, violenti e con una componente motoria molto simile tra un episodio e l’altro o quando i disturbi tendono a perdurare nell’età adulta, è opportuno fare un approfondimento diagnostico mediante l’esecuzione di una Video-Polisonnografia. In alcuni casi, può essere utile anche una Video-registrazione domiciliare degli episodi da sottoporre all’osservazione dell’esperto”.

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