Si sviluppa con il tempo, quando il cattivo controllo del glucosio nel sangue causa danni ai vasi sanguigni (arteriopatia) o ai nervi periferici (neuropatia). In pratica, i tessuti degli arti inferiori non ricevono un adeguato rifornimento di ossigeno e sostanze nutritive, e questo causa una loro sofferenza. Allo stesso tempo, in alcuni pazienti, anche i nervi vengono danneggiati.
Il risultato è che nel piede possono formarsi ulcerazioni dovute al cattivo stato dei tessuti. Ferite che rimarginano con difficoltà e che possono infettarsi. Ma, se è presente anche la neuropatia, il problema diventa ancora più grave perché i nervi danneggiati non trasmettono sensazioni di dolore al cervello. Il paziente, quindi, non avverte alcun fastidio. Potrebbe avere una vescica o una ferita e continuare a camminare senza accorgersene, fino a che si instaura l’infezione. Nei casi estremi, il danno si estende così tanto da rendere necessaria l’amputazione.
“Il piede diabetico – spiega il dottor Francesco Pompeo, Responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia Vascolare ed Endovascolare del Neuromed – è una complicanza molto seria, e tutti i pazienti, assieme ai loro familiari, devono esserne ben consapevoli. L’obiettivo è non arrivare all’amputazione, e per questo è necessario un percorso completo”.
Un percorso che il Neuromed offre interamente, a partire dalla valutazione dei danni vascolari causati dal diabete. “Punto cruciale – continua Pompeo – è la visita del chirurgo vascolare con l’esame ecodoppler. Tenere sotto controllo la patologia significa intervenire tempestivamente mettendo in atto tutte le procedure oggi disponibili”. Procedure che comprendono la rivascolarizzazione, con la riapertura delle arterie danneggiate e quindi il ripristino della circolazione. Un intervento nel quale si usano sempre più tecniche mininvasive endovascolari. In determinati casi, poi, a questi interventi si affianca l’impiego di cellule staminali per aiutare la riparazione della parete vascolare.
Ma allo stesso tempo si deve intervenire sulle ulcere che si fossero già formate. Non solo con la cura e la lotta alle infezioni, ma anche con innesti cutanei, i cosiddetti sostituti dermici, che aiuteranno a ricostruire la pelle in corrispondenza delle lesioni.
Infine ci sono i casi più gravi, quelli per i quali, nonostante le tecniche più moderne, l’amputazione può diventare inevitabile. Può riguardare un singolo dito, o l’intero piede. A questo punto scatta un’altra fase dell’assistenza al paziente: l’impianto di una protesi.
“Nel Neuromed – spiega il responsabile dell’Unità operativa – siamo impegnati nell’offrire tutti gli approcci esistenti. Dal monitoraggio delle condizioni degli arti nei pazienti diabetici alla rivascolarizzazione, alla cura delle lesioni, fino alle protesi. E’ un percorso completo che, grazie alle diverse professionalità coinvolte, viene svolto interamente nella nostra struttura. E il paziente viene seguito nel tempo, non solo con le terapie, ma anche disegnando un percorso specifico del suo stile di vita mirato a limitare il più possibile l’evoluzione della patologia”.