Il reflusso gastroesofageo è quella spiacevole sensazione di bruciore e talvolta dolore dietro lo sterno, o la sensazione di “risalita” in gola di ciò che resta del cibo. Una malattia piuttosto diffusa (ne soffrirebbero circa 4 italiani su 10) caratterizzata dal ritorno dei succhi gastrici dallo stomaco all’esofago. Si presenta se la valvola inferiore dell’esofago (sfintere esofageo inferiore) si rilascia quando non dovrebbe (rilasciamenti inappropriati) o nei casi di scarsa motilità dell’esofago o ancora in presenza di ernia iatale. Tra fattori predisponenti c’è la genetica, il sovrappeso e l’obesità, il diabete, il fumo, la gravidanza, la dieta alimentare squilibrata e scorretta, l’abuso di farmaci antinfiammatori non steroidei, alcuni ipertensivi, benzodiazepine, broncodilatatori a lunga durata.
“Il reflusso gastroesofageo viene oggi considerata una malattia sociale. – spiega il dottor Domenico Cattaneo – è molto diffusa e dipende da diverse situazioni: alimentari, socio-sanitarie, ambientali. Oltre ai sintomi esofagei collegati al reflusso, negli ultimi quindici anni consideriamo molti altri sintomi extraesofagei ascrivibili alla patologia come la rachicardia, l’abbassamento di voce. Questo è dovuto ad esempio all’aspirazione di vapori acidi durante la notte. Proprio per la natura diversa di questi sintomi la prima diagnosi viene spesso eseguita da altri specialisti, come l’otorinolaringoiatra o lo pneumologo. Oggi – continua lo specialista – possiamo contrastare il reflusso con farmaci inibitori di pompa che servono proprio per combattere l’acidità. Spesso questo reflusso è alcalino per il quale non riusciamo a trattare in maniera precisa i sintomi. Si ipotizza una terapia chirurgica che però non ha una costanza di risultati che, sovente, durano un numero limitato di anni. È per questo importante inquadrare la patologia e seguirla con attenzione.”
“Il reflusso gastroesofageo è una condizione che si può controllare con i farmaci ma che si può altrettanto prevenire seguendo alcuni preziosi consigli.” – spiega la dottoressa Gina Martino che specifica qualche consiglio di prevenzione:
- Perdere peso e ridurre il girovita può aiutare mentre spesso i pazienti pensano che mangiare carboidrati allevi i sintomi mentre alla fine produce solo un incremento di peso
- Evitare pasti troppo abbondanti soprattutto la sera e aspettare un po’ prima di mettersi a letto dopo aver mangiato
- Pasti ricchi di grassi come le fritture che rallentano lo svuotamento dello stomaco possono scatenare il reflusso;
- Non fumare. Oltre al fumo anche gli alcolici sono da ridurre;
- Tra i cibi sono da evitare il cioccolato, il caffè e poi gli “alimenti acidi” come pomodori o agrumi ma anche la lattuga dotata di fibre lunghe che possono risultare ostiche durante la digestione»;
- Vietato il chewing gum perché masticare ripetutamente fa ingerire molta aria e stimola la produzione di acido da parte dello stomaco
- Cercare di evitare lo stress che favorisce il reflusso perché aumenta la produzione di acido e contrae le pareti muscolari dello stomaco.
- Correggiamo la postura e impariamo a respirare ed infatti scoliosi e cifosi o altri disturbi che limitano il movimento del diaframma aggravano il reflusso gastrico
“Se tali sintomi non migliorano con le suddette regole – conclude Martino – è opportuno un approfondimento diagnostico con un esame gastroscopio con cui siamo in grado di valutare la dilatazione dello sfintere esofageo inferiore e il danno procurato alla mucosa esofagea dalla risalita di acido dallo stomaco in esofago terminale.”