NEUROBIOTECH: UNA CENTRALE DI INNOVAZIONE

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un momento della presentazione di Caserta

È stato il fulcro della Notte dei Ricercatori 2017 targata Neuromed. Un incontro che ha visto personalità di spicco del panorama scientifico a Caserta, nel corso dell’evento che vuole avvicinare scienza e cittadini. Per capire la passione e le speranze di chi ha scelto il mestiere della ricerca. Per conoscere uno dei più appassionanti, ma anche più difficili, cammini professionali che un giovane possa intraprendere. Per affacciarci a cosa il futuro potrebbe ancora riservare.
È lo spirito della Notte Europea dei Ricercatori, un evento promosso dalla Commissione Europea fin dal 2005 e che coinvolge ogni anno migliaia di ricercatori e centinaia di Istituzioni di ricerca in tutti i Paesi europei. Per l’I.R.C.C.S. Neuromed e la Fondazione Neuromed il 2017 ha segnato la quarta edizione, dopo il grande successo riscontrato in quelle precedenti, nel corso delle quali sono stati coinvolti migliaia di studenti e cittadini.
Il tema di quest’anno è stato “Research & Innovation for better health” ed è per questo che l’edizione 2017 si è arricchita di nuovi eventi, di nuove attività legate alle ricerche condotte dal Neuromed nel settore delle Neuroscienze. La celebrazione dell’evento europeo, si è tenuto, oltre che a Pozzilli, nel Polo di Innovazione Neurobiotech di Caserta.
Con il pofessor Giovanni de Gaetano, Direttore scientifico del Centro cerchiamo di capire quali sono le caratteristiche di tale Istituto e come può essere utile per la salute del cittadino.
“Vediamolo come un crocevia, un punto dove convergeranno alcune delle più avanzate linee di ricerca”. Per il professor Giovanni de Gaetano, Direttore Scientifico del Polo di Ricerca Neurobiotech, questo è il messaggio principale: nella città di Caserta nasce quello che in inglese viene chiamato “Hub”, un punto di concentrazione. Come un grande aeroporto o una grande stazione, che raccoglie il traffico, lo elabora e lo smista.
“Neurobiotech – continua de Gaetano – sarà proprio questo: un grande “hub” di ricerca clinica. Con un obiettivo ben preciso: la salute personalizzata, il disegnare “su misura” ogni scelta di prevenzione o di terapia. Intendiamoci, il nostro è un programma molto ambizioso, ma è anche necessario se vogliamo che la medicina faccia quell’indispensabile balzo in avanti che ci porterà a curare e prevenire a livello non più delle malattie, ma dei singoli soggetti, ognuno con le proprie caratteristiche”.
Oggi, effettivamente, si curano sostanzialmente le malattie. Dopo un infarto cardiaco, ad esempio, la terapia è standard. Ma il rischio di un secondo attacco non è uguale per tutti, quindi ci saranno pazienti più a rischio, che avranno bisogno di terapie più aggressive, e altri con un rischio più basso che potrebbero essere seguiti in modo diverso. “Ecco – continua de Gaetano – dobbiamo riuscire a distinguere i pazienti tra loro. Conoscere il rischio individuale, sapere come ciascuno reagirà a una certa terapia. Quasi un lavoro di sartoria: “cucire” la salute addosso all’individuo”.
IMG_2455Le ricerche in questo campo hanno bisogno di una quantità enorme di informazioni. Non solo studiare un gran numero di persone, ma studiarle in modo completamente innovativo. “Ecco perché Neurobiotech – spiega de Gaetano –riceverà i dati da tutte le cliniche del Gruppo Neuromed. E li integrerà con i dati di altri studi scientifici che hanno coinvolto la popolazione. Informazioni molto diverse, raccolte in modo differente, in anni differenti. È  il grande capitolo dei cosiddetti “Big Data”, al quale si uniranno altre ricerche di frontiera, come quelle della neurocibernetica e della diagnostica avanzata, curate dal Polo Cyberbrain. O ancora dell’epigenetica, cioè gli studi sugli effetti che l’ambiente e lo stile di vita hanno sull’espressione del nostro codice genetico”.
Ma Neurobiotech sarà anche altro: una vera e propria “community” di ricerca. Un luogo dove altri Istituti, Università, Centri scientifici, potranno aggregarsi per esplorare strade innovative.
Strade che non solo parteciperanno al progresso delle conoscenze mediche, ma contribuiranno alla crescita culturale ed economica del Sud Italia.

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