GIOCO D’AZZARDO. ECCO COSA SUCCEDE NEL NOSTRO CERVELLO

malati-gioco-azzardo-aslNel 2012 il Ministero della Salute lo ha inserito nella lista delle dipendenze da azzardo e nel 2013 è stato inserito tra le malattie oggetto di studio e cura da parte dello Stato. Secondo il Ministero della Salute i pazienti affetti da disturbo da gioco d’azzardo in trattamento sono 12.376. Secondo invece i dati Eurispes la stima dei giocatori d’azzardo “problematici” (cioè di coloro che giocano frequentemente investendo anche discrete somme di denaro ma che non hanno ancora sviluppato una vera e propria dipendenza patologica pur essendo a forte rischio evolutivo) varia dall’1,3% al 3,8% della popolazione generale (da 767.000 a 2.296.000 italiani adulti) mentre la stima dei giocatori d’azzardo “patologici” varia dallo 0,5% al 2,2% (da 302.000 a 1.329.00 italiani adulti).

Dati discordanti che in ogni caso non devono far distogliere su quello che rappresenta il gioco d’azzardo: una vera e propria piaga sociale. Una patologia che la clinica mondiale riconosce, diagnostica e studia sia per le sue caratteristiche peculiari di dipendenza senza sostanza, sia per la sua incidenza sulla popolazione. “Il comportamento fisiologico, che viene cioè considerato come attività ricreativa e piacevole ed accettata socialmente e quello francamente patologico, non è sempre ben delineato e passa attraverso uno stato intermedio, il cosiddetto gioco d’azzardo problematico, caratterizzato da un aumento del tempo e delle spese dedicati al gioco con vincite in denaro, con comportamento a rischio per la salute e necessità di diagnosi precoce ed intervento. La dimensione del fenomeno in Italia è difficilmente stimabile in quanto, come anzidetto, ad oggi, non esistono studi accreditati, esaustivi e validamente rappresentativi del fenomeno.” È quanto si legge nella Relazione Annuale al Parlamento su droga e dipendenze 2015 inviato dal Ministero della Salute.

Ma che cosa c’è alla base di questo disturbo? Il professor Diego Centonze, responsabile dell’Unità Operativa di Neurologia I dell’IRCCS Neuromed, al sito ioacquaesapone.it ha spiegato che: “Così come le droghe, anche il gioco d’azzardo può dare dipendenza non perché piacevole, non è vera l’idea ingenua secondo la quale si rischia di diventare dipendenti per il consumo di qualcosa di per sé gratificane. Nell’azzardo inizialmente è ovvia la gratificazione, ma è evidente che nei soggetti affetti da dipendenze da azzardo in realtà non è più il piacere il vero motore del comportamento.”

Ma che cosa succede nel nostro cervello tanto da farci adottare dei comportamenti così deleteri per la nostra salute. Il gioco d’azzardo può portare una persona a devastare completamente la propria vita e la sua famiglia.

A livello cerebrale – continua Centonze – ci sono sistemi che utilizzano i neurotrasmettitori. Nel cervello esistono alcuni circuiti attivati dal piacere ed altri attivati dal volere. Ma il piacere può essere del tutto sganciato alla volontà, perciò si può volere qualcosa che non è necessariamente piacevole e questo spiega perché ci può essere dipendenza anche se genera grossi problemi e sofferenze. Perciò la cosiddetta ludopatia è assimilabile alle droghe. Gli stessi neurotrasmettitori, che agiscono nelle dipendenze da droghe, sono chiamati in causa nell’azzardo patologico.”

I neurotrasmettitori, dunque, possono influenzare un comportamento anche se deleterio. Ci sono poi i danni epigenetici, cioè esterni ai geni, capaci di influenzare il comportamento da gioco compulsivo. “Le esperienze lasciano traccia nei circuiti cerebrali – spiega Centonze – modificando in modo duraturo l’efficienza della comunicazione tra neuroni e addirittura l’espressione dei geni, condizionando il comportamento e perfino il rischio di ammalarsi. Danni che sono trasmissibili alla progenie.”

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