Le infezioni genitali da HPV (Human Papilloma Virus) sono quelle più comuni a trasmissione sessuale. Il Papilloma Virus Umano riveste un ruolo cruciale nello sviluppo e nella progressione del carcinoma della cervice uterina. Per questo la rilevazione precoce della presenza del virus mediante l’HPV-DNA test in associazione al tradizionale Pap test permette di monitorare con maggiore attenzione la paziente, in modo da intervenire prima che il virus porti ad un tumore manifesto nei casi in cui l’anomalia non si risolvi spontaneamente. Nella maggior parte dei casi, infatti, anche le infezioni causate dai virus ad alto rischio si risolvono senza creare problemi, ma in circa il 10% dei casi diventano persistenti e possono portare alla comparsa di un tumore della cervice. “L’approccio è multidisciplinare – spiega la dottoressa Paola Bruni della Diagnostica Medica Malzoni – e vede la presenza di diverse figure professionali quali il ginecologo, il biologo molecolare, il colposcopista e l’anatomopatologo. Le ultime ricerche dimostrano che l’affiancamento di questo test molecolare al Pap test garantisce un effettivo aumento del valore predittivo positivo allo screening. Abbiamo, quindi, un’arma in più di diagnosi precoce, nella lotta al cancro della cervice uterina.”
Facciamo il punto sulle prospettive di tale test e del vaccino contro il Papilloma Virus con il professor Carmine Malzoni, Ginecologo della Casa di Cura Villa dei Platani di Avellino. “Siamo riusciti a identificare con certezza, per la prima volta nella storia dei tumori, la reale causa del tumore del collo dell’utero, e cioè il papilloma virus. Una scoperta straordinaria alla quale deve seguire un’applicazione capillare. È indispensabile quindi – continua Malzoni – che questa conoscenza si diffonda nella popolazione, nella classe medica e tra gli addetti ai lavori. Attraverso l’utilizzo del test molecolare e attraverso il vaccino, risultato di tanti anni di studio, si potrà finalmente dominare questa terribile malattia che ha sconvolto tante vite. Ancora oggi il nostro Paese è toccato da un numero scandaloso di morti, più di 700 l’anno solo per il carcinoma del collo dell’utero ma nel mondo ce ne sono più di 250mila e quindi nei paesi industrializzati tale patologia rappresenta ancora una piaga sociale.” Potremmo, quindi ipotizzare, che con il vaccino il tumore del collo dell’utero potrà essere debellato completamente? “Teoricamente sarebbe possibile vedere la scomparsa di questo tumore. – ci risponde il professor Malzoni – Quando avremo una valenza della vaccinazione che raggiunga quei picchi sufficienti, come è successo per esempio con la poliomenite, questo tumore sarà soltanto un ricordo. Purtroppo la diffusione attraverso la promiscuità sessuale e l’assenza di una corretta informazione sul vaccino non ci ha ancora portati a tale importante risultato.”