Una volta danneggiato, il sistema nervoso tenderà sempre a riorganizzarsi. La causa può essere un ictus, un trauma, una patologia cronica degenerativa. In ogni caso il sistema nervoso cercherà di adattarsi alla nuova situazione. È questa l’essenza della neuroriabilitazione: promuovere questa riorganizzazione utilizzando stimoli esterni in modo che il paziente possa imparare di nuovo le funzioni che ha perduto con la malattia.
“È facile capire – dice il dottor Ennio Iezzi, Responsabile dell’Unità di Neuroriabilitazione – come un lavoro così complesso richieda molteplici figure specialistiche. Si tratta di valutare con precisione il paziente che ci viene affidato, ed inquadrare con esattezza il danno subito è solo il primissimo passo. Ogni persona è profondamente diversa dall’altra: qualcuno recupererà prima, mentre per qualcun altro ci vorrà più lavoro. È possibile che una particolare tecnica funzioni meglio su un malato piuttosto che su un altro. Il paziente che afferisce alla neuroriabilitazione ha spesso gravi danni cerebrali, ed il cervello rappresenta l’essenza stessa dell’individuo. Ecco perché un reparto come il nostro deve guardare alla persona nel suo insieme, non alla sola patologia. E allora c’è bisogno di una squadra molto articolata, capace di prendere in carico l’essere umano nella sua globalità. L’équipe della nostra Unità è composta da medici neurologi, fisiatri, geriatri e internisti, bioingegneri, fisioterapisti, logopedisti, psicologi, terapisti occupazionali, assistenti sociali, infermieri e operatori socio-sanitari. La presa in carico, sia dei pazienti ricoverati che di quelli ambulatoriali, deve essere assolutamente multidisciplinare”.
Il che richiede una dotazione tecnologica molto complessa
“Assolutamente sì. La tecnologia ci aiuta a personalizzare le cure, modulando il trattamento e misurando via via i progressi del paziente con estrema precisione. Le nostre attività ruotano naturalmente attorno alle palestre, dove troviamo anche un’area esclusivamente robotizzata (vedi box, ndr), con sistemi che consentono di effettuare un allenamento ripetitivo con un’intensità tarata sulle capacità del paziente e con innumerevoli personalizzazioni dell’esercizio. È proprio nella riabilitazione con apparecchiature robotiche che il ruolo del malato diventa ancora più centrale, perché dalle sue risposte agli stimoli, registrate con precisione dagli strumenti, capiremo la terapia motoria più adeguata, la difficoltà dell’esercizio da somministrare e, soprattutto, tracceremo tutti i progressi. Terapista, paziente e robot, insomma, lavorano in continua sincronia”.
Si stanno affermando tecniche che aiutano il cervello a recuperare con maggiore efficienza
“Siamo fortemente impegnati anche in questo campo, con il nostro laboratorio di Stimolazione Cerebrale Non-Invasiva e Plasticità Sinaptica. Qui usiamo tecniche di stimolazione transcranica sia magnetica (TMS, nella quale vengono applicati impulsi magnetici, ndr) che elettrica (tDCS, in cui vengono impiegate correnti elettriche a bassissima intensità, ndr). Grazie a queste tecniche è possibile promuovere la cosiddetta plasticità sinaptica, che rappresenta il meccanismo attraverso il quale il cervello apprende e recupera.
Che ruolo ha la ricerca?
“Tutte queste innovazioni vengono studiate da un punto di vista scientifico, in modo da ottenere nuove idee che poi torneranno ai pazienti, nel classico spirito traslazionale della nostra struttura. Inoltre abbiamo in corso protocolli sperimentali che valutano l’influenza della genetica nella capacità di recupero dopo un danno cerebrale, includendo il ruolo della neuroinfiammazione in quei processi. Siamo molto impegnati a mantenere costante la sinergia tra l’attività clinica e la ricerca. E’ dall’approccio scientifico che avremo quella medicina sempre più personalizzata di cui hanno bisogno i nostri pazienti”.
Pazienti che prima o poi torneranno a casa, ad affrontare la vita di tutti i giorni.
“Affrontiamo anche questo aspetto con il servizio di terapia occupazionale, che opera per consentire ai pazienti di impegnarsi nelle attività di vita quotidiana e migliorare o, se possibile, recuperare completamente l’indipendenza. Abbiamo un bagno assistito completamente arredato, una sala dedicata alla terapia occupazionale con diversi strumenti per favorire il recupero dell’arto superiore, la coordinazione occhio-mano e la destrezza manuale. Qui i pazienti sono spinti a svolgere diverse attività quotidiane come cucinare, scrivere, dipingere, cucire, vestirsi. Inoltre tre volte a settimana partecipano ad attività pomeridiane di gruppo, mentre la famiglia è costantemente coinvolta sia nel trattamento che nell’adattamento dell’ambiente domestico prima della dimissione”.