La stenosi del canale lombare è una delle patologie degenerative della colonna vertebrale più frequenti, in particolare nel segmento di popolazione degli ultra sessantenni. Si tratta di una riduzione del diametro del canale vertebrale che determina uno schiacciamento, con conseguente sofferenza, del midollo spinale stesso e delle radici nervose. Una patologia che è anche soggetta a disinformazione sulle modalità di trattamento farmacologico, abuso di farmaci antidolorifici, e chirurgico, tecniche operatorie inappropriate. “Le ricadute di questa patologia sono rilevanti sul piano sociale ed economico – spiega il dottor Gualtiero Innocenzi, Responsabile dell’Unità di Neurochirurgia I dell’I.R.C.C.S. Neuromed – poiché determina una progressiva riduzione dell’autonomia nella deambulazione e quindi una difficoltà a mantenere le normali relazioni sociali e a proseguire l’attività lavorativa. Pur essendo una patologia le cui caratteristiche fisiopatologiche e cliniche sono descritte fin dagli anni 50 del secolo scorso, la diagnosi è spesso tardiva. Questo condiziona il risultato del trattamento chirurgico e il recupero dell’autonomia fisica dei pazienti.”
Ma quando è necessario l’intervento chirurgico e quali sono i sintomi da tenere bene presente. “I sintomi sono rappresentati soprattutto da dolori, formicolii, addormentamento a carico deli arti inferiori che aumentano stando in piedi e camminando e si attenuano stando seduti, piegandosi in avanti i stendendosi, mettendosi a risposo. – spiega il dottor Innocenzi. – Generalmente noi consigliamo l’intervento quando c’è una stenosi rilevata con una tac e con una risonanza magnetica e quando a questa situazione di riduzione del calibro della larghezza del canale si associa una riduzione dell’autonomia della marcia”.
Tra i nuovi approcci diagnostici che forniscono un aiuto ai neurochirurghi vi è la risonanza magnetica e studi di imaging avanzato. “La neurofisiologia – continua Innocenzi – l’elettromiografia ma non solo, può darci spunti interessanti anche sul piano della prognosi cioè di quelli che possono essere i risultati attesi dopo l’intervento”.
Dopo l’intervento vi è la riabilitazione. Quali sono i tempi? “Generalmente noi consigliamo, salvo i casi che arrivano all’intervento con una paraparesi grave in cui la riabilitazione va iniziata subito e spesso in regime di ricovero, di aspettare qualche settimana e poi iniziare a muoversi. Iniziare un lavoro volto al rinforzo dei muscoli paravertebrali e degli arti inferiori e alla rieducazione del passo”.