ENDOMETRIOSI: QUANDO È IL DOLORE IL CAMPANELLO D’ALLARME

endometriosiIl primo campanello d’allarme è spesso il dolore pelvico, in corrispondenza del basso ventre. Può essere molto forte, e frequentemente si associa con il ciclo mestruale. Sono sintomi che possono far pensare all’endometriosi, una patologia infiammatoria cronica che può colpire dal 10% al 17% delle donne in età fertile.

La sua origine è dovuta alla presenza anomala del tessuto che normalmente è posizionato all’interno dell’utero, l’endometrio, in altre parti del corpo. In questa patologia lo si trova tipicamente nelle ovaie, nelle tube, nel peritoneo, nella vagina o nell’intestino. Lo strato superficiale di questo tessuto è soggetto alle modificazioni tipiche del ciclo mestruale, quindi una crescita e un successivo sfaldamento. Per questo quando l’endometrio si sviluppa al di fuori dell’utero genera forte dolore per la donna nei giorni di ciclo mestruale, oltre a sanguinamenti interni e infiammazioni croniche. Il risultato può essere la formazione di tessuto cicatriziale e aderenze, e può sfociare nell’infertilità.

Il dolore pelvico associato all’endometriosi rappresenta non solo il sintomo più frequente, ma anche quello più debilitante per la donna, e necessita quindi di un adeguato trattamento.

Gli avanzamenti scientifici e tecnologici degli ultimi anni sono stati determinanti per stabilire nuove strategie di diagnosi e trattamento medico e chirurgico di questa patologia. E’ in questa ottica che è stata costituita l’Unità di Endoscopia Ginecologica “Endoscopica Malzoni”. Il Centro di Endoscopia Ginecologica Avanzata, diretto dal professor Mario Malzoni, ha infatti come obiettivo non solo la terapia ma anche la preservazione del potenziale riproduttivo delle pazienti.

La patologia viene studiata e curata da un team multidisciplinare in cui ginecologi specializzati nel trattamento chirurgico endoscopico avanzato sono affiancati da specialisti (urologo, radiologo, ecografista, specialista in medicina della riproduzione, terapista del dolore, psicologo) al fine di garantire i più elevati livelli di assistenza.

“E’ l’intesa tra paziente e specialisti ad essere di fondamentale importanza per garantire un percorso diagnostico e terapeutico personalizzato – spiega il professor Mario Malzoni – Noi cerchiamo di applicare fino in fondo questo concetto, e infatti i medici con i quali avviene il colloquio anamnestico preliminare al momento del ricovero sono gli stessi che parteciperanno all’intervento chirurgico, seguiranno il periodo post-operatorio in reparto e provvederanno al controllo clinico per la dimissione”.

Dalle valutazioni iniziali si comincia a delineare la strategia terapeutica, che può seguire due approcci principali: la terapia medica e il trattamento chirurgico. L’obiettivo principale dell’approccio medico è quello di migliorare la sintomatologia dolorosa inibendo la crescita e l’attività delle lesioni endometriosiche, riducendo quindi il rischio di una progressiva estensione della patologia nonché delle recidive dopo trattamento chirurgico. E’ proprio quest’ultimo ad essere il fiore all’occhiello del Centro di Endoscopia Ginecologica Avanzata di Avellino.

“Alla base c’è la tecnica laparoscopica – spiega Malzoni – utilizzata da tempo nel nostro centro. Con la laparoscopia riusciamo ad evitare l’apertura della parete addominale tramite alcune piccole incisioni sulla cute. Grazie alla miniaturizzazione della strumentazione e al suo perfezionamento avvenuto negli ultimi anni, è possibile per l’equipe operatoria eseguire la procedura osservando le immagini su di un monitor e utilizzando da 2 a 3 strumenti molto sottili attraverso piccole incisioni nella porzione bassa dell’addome, che permettono di ridurre i tempi chirurgici. Se la paziente desidera una gravidanza, ma ha difficoltà a concepire, la laparoscopia può permettere al medico di individuare e talora anche correggere la patologia. La presenza di endometriosi pelvica o di aderenze, poi, non può essere valutata con nessun’altra metodica. E anche lo stato e la funzione della fimbria, cioè la porzione finale della tuba, può essere correttamente evidenziata solo dalla laparoscopia”.

E’ quindi molto importante, oltre agli aspetti terapeutici, anche il grande potenziale diagnostico della tecnologia endoscopica. L’isteroscopia diagnostica, questo il suo nome tecnico, è una metodica che consente di visualizzare la cavità uterina mediante l’utilizzo di uno strumento ottico sottilissimo dotato di telecamera, oltre ad altri strumenti. Con tale tecnica è possibile diagnosticare endometrite (infiammazione dell’endometrio), iperplasia (aumento dello spessore dell’endometrio), malformazioni uterine (utero setto o bicorne), polipi, miomi o neoplasie.

Dal punto di vista dell’attività del centro di Avellino, sono circa 300 le isteroscopie effettuate ogni anno, mentre 1800 sono gli interventi laparoscopici, dei quali approssimativamente 900 proprio per endometriosi.

“L’avanguardia, ora – dice ancora il professore – è la robotica. Grazie a robot di ultima generazione, gli interventi chirurgici che eseguiamo qui da noi hanno una precisione molto maggiore, che si accompagna ad un sempre minore disagio per la paziente”.

Ma alla Malzoni anche la ricerca ha un ruolo importante. Il Centro ha infatti recentemente svolto uno studio scientifico per migliorare l’accuratezza della diagnosi di endometriosi attraverso l’ecografia transvaginale. “Con la nostra ricerca – spiega Malzoni – abbiamo visto che il nuovo sistema di “mappatura” ultrasonica è molto accurato e utile per determinare le dimensioni e la localizzazione precisa di un tipo particolare di endometriosi: quella a infiltrazione profonda, che si associa maggiormente con il dolore pelvico. Sarà molto utile per pianificare con sempre maggiore cura gli interventi”.

www.centronazionalendometriosi.it

www.endoscopica.it

 

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