È la seconda causa di cecità al mondo. Basta questo per avere un’idea di quanto il glaucoma sia un problema medico e sociale molto serio. Mentre non fa distinzioni di sesso (uomini e donne vengono colpiti alla stessa maniera), l’età è importante, visto che la maggior parte dei casi si presenta attorno ai cinquanta anni. “Il rischio di essere colpiti da glaucoma – dice la dottoressa Eliana Palermo, del Centro di Neuroftalmologia Neuromed – è naturalmente legato all’età, ma vi sono situazioni in cui diventa più alto. Ad esempio la familiarità: se c’è un consanguineo con glaucoma, le probabilità di essere colpiti da quella patologia sono da 4 a 10 volte maggiori. E poi ci sono altre patologie che possono predisporre al glaucoma, come l’ipertensione, il diabete o episodi trombotici avvenuti in passato”.
Sono in molti a sapere che c’è di mezzo la pressione interna dell’occhio, ma in cosa consiste effettivamente il glaucoma? “Solo l’aumento di pressione non basta a definire la malattia. In quel caso il termine medico è “ipertono”. Per parlare di glaucoma è necessario che siano presenti un danno al nervo ottico e un deterioramento del campo visivo. Certo, l’aumento di pressione viene riscontrato nella stragrande maggioranza dei casi, ed è considerato il più importante fattore nel determinare il danno, ma esistono anche glaucomi cui la pressione risulta normale, come anche casi in cui a una pressione elevata non corrisponde la malattia”.
Cosa succede effettivamente dentro l’occhio? “All’interno del bulbo oculare è presente un liquido, l’umore acqueo, che viene continuamente prodotto e riassorbito, come un serbatoio che avesse sia il rubinetto che il tubo di scarico sempre aperti. Un meccanismo regolato con precisione. Ma questo equilibrio può sbilanciarsi perché si verifica un’ostruzione dello scarico, e allora avremo un aumento della pressione, che andrà a premere sul nervo ottico danneggiandolo progressivamente. Ripeto: la sola misurazione della pressione non è sufficiente a darci un’idea concreta perché il danno è diverso da individuo a individuo”.
Il glaucoma è stato definito “ladro silenzioso della vista”. “Sì, ed è facile capire perché: non dà alcun sintomo se non quando la situazione è diventata veramente grave. Allora il paziente potrà accorgersi di una riduzione del campo visivo. Però il danno al nervo ottico sarà stato ormai fatto, e sarà irreversibile”.
Quindi cosa si fa? “Si fa diagnosi precoce. L’età giusta per cominciare è 40 anni, anche prima se esistono quei fattori di rischio di cui parlavamo. Una visita oculistica completa, con esame del fondo oculare, potrà far suonare il campanello di allarme. E saremo in tempo per bloccare l’evoluzione della patologia che, se non trattata, va avanti in modo progressivo fino alla cecità”.
Quali sono le terapie? “Nella maggior parte dei casi bastano i colliri. Il più antico è la pilocarpina, un estratto di una pianta tropicale noto dal 1870. Ma dava effetti collaterali, ed oggi è stata sostituita da altri farmaci, come beta bloccanti e prostaglandine. In quei casi in cui la terapia non risulta soddisfacente, si può passare alla chirurgia con un intervento chiamato trabeculoctomia. Sostanzialmente si pratica un tunnel nella sclera dell’occhio, che permetterà all’umore acqueo di filtrare all’esterno, abbassando così la pressione. Il tunnel, oggi, viene munito di una valvola che permette una regolazione molto precisa della pressione stessa”.
Si può fare qualcosa per prevenire questa patologia? “Difficile rispondere. Esistono studi che indicano l’efficacia di una sana alimentazione, un dato del resto prevedibile. Ma in generale il glaucoma è legato all’anatomia dell’occhio. L’arma più potente rimane la diagnosi precoce, che ci permetterà di tenere sotto controllo la malattia nella maggior parte dei casi”.