La tiroide è una ghiandola endocrina che, attraverso i suoi ormoni tiroxina (T4) e triiodotironina (T3), svolge un compito fondamentale per il nostro organismo. Oltre ad avere un ruolo importante nello sviluppo nervoso e scheletrico del feto e del bambino, questi ormoni influenzano infatti l’apparato cardiovascolare, il metabolismo basale, il metabolismo lipidico, glucidico e osseo. E così, quando la tiroide funziona troppo (ipertiroidismo) o troppo poco (ipotiroidismo), le ripercussioni possono incidere sul funzionamento di vari organi e tessuti nelle diverse fasi della vita. Proprio per sensibilizzare i cittadini, ogni anno Neuromed dedica una giornata allo screening della patologia tiroidea.
L’ipotiroidismo, che colpisce il 20% della popolazione, è sicuramente la patologia più diffusa, con una forte predilezione per il genere femminile. La causa più frequente è la Tiroidite di Hashimoto, con una base autoimmune e con una forte componente genetica. “I sintomi dell’ipotiroidismo, spiega la dr.ssa Filomena Sciarretta dell’Unità di Endocrinologia – sono diversi. Possiamo avere aumento del peso, astenia, difficoltà di concentrazione, scarsa capacità di tollerare il freddo, fragilità dei capelli, secchezza cutanea. È una sintomatologia che tende ad istaurarsi molto lentamente nel tempo, e spesso viene sottovalutata. Nell’ipertiroidismo, che può avere anch’esso un’origine autoimmune o essere causato da noduli iperfunzionanti, abbiamo al contrario una vera e propria accelerazione metabolica: intolleranza al caldo, perdita di peso, tremore, agitazione psico-fisica, aumento della frequenza cardiaca”.
“Frequente – continua la dottoressa Sciarretta – è poi anche la patologia nodulare, isolata o associata ad un aumento delle dimensioni della tiroide (gozzo) la cui causa riconosciuta è la carenza di iodio. Noduli tiroidei sono palpabili nel 5% dei soggetti, ma noduli di piccole dimensioni, rilevabili con l’esame ecografico, sono presenti nel 50-60% della popolazione generale. Ma teniamo presente che uno screening universale ecografico non sarebbe giustificato, vista la bassa percentuale dei tumori maligni”.
In tutti i casi, è importante riconoscere e non trascurare i “campanelli d’allarme”, rivolgendosi al medico in modo che possano essere iniziate le terapie nei tempi opportuni e fare prevenzione assumendo adeguate quantità di iodio. “Lo iodio –spiega la Dr.ssa Sciarretta- è un costituente essenziale degli ormoni tiroidei e una sua carenza soprattutto se si verifica durante la gravidanza, può istaurare una condizione di ipotiroidismo materno o materno/fetale con ripercussioni sullo sviluppo intellettivo del nascituro. Pertanto è necessario insistere sui programmi di iodoprofilassi riducendo così il rischio di patologia tiroidea’’