NUTRACEUTICI PER CONTRASTARE L’IPERTENSIONE ARTERIOSA

broccoli1000_lightL’ipertensione arteriosa è una condizione molto insidiosa. Sintomi evidenti all’inizio non ce ne sono, eppure quando è presente sta già minando l’organismo. Perché al di là del fatto più evidente, l’ictus cerebrale, per il quale aumenta di molto il rischio, ci sono altri danni che provoca lentamente e in silenzio. Alcuni sempre a carico del cervello, con il pericolo di un deterioramento delle funzioni cognitive; altri che colpiscono il cuore, costretto a lavorare con un carico maggiore che ne può provocare l’ingrossamento; altri infine sui reni, le cui funzioni gradualmente si deteriorano.

“Il danno d’organo causato dall’ipertensione – dice la professoressa Speranza Rubattu, del Dipartimento di Medicina Clinica e Molecolare, Facoltà di Medicina e Psicologia, Università Sapienza di Roma, e Unità di Ipertensione Arteriosa, Dipartimento di Angiocardioneurologia del Neuromed – è qualcosa di molto complesso, dove dobbiamo sempre considerare una interazione tra il corredo genetico e le condizioni ambientali, cioè lo stile di vita della persona. Nei reni, in particolare, la presenza di un deterioramento è un segno di allarme molto serio, che spesso precede l’ictus”.

Sul danno ai reni da ipertensione arrivano ora delle protagoniste piuttosto particolari: le piante di cavolo. A luglio è infatti uscito, sulla rivista Journal of Hypertension, un lavoro scientifico che dimostra come un estratto di germogli di Brassica oleracea (la famiglia dei cavoli, appunto) sia capace di prevenire, in un modello animale, il deterioramento renale causato dalla pressione arteriosa elevata e da una dieta ricca di sale.

“Per questi esperimenti – spiega Rubattu – abbiamo impiegato ratti che sono geneticamente predisposti a sviluppare ipertensione ed il danno d’organo associato, quale quello renale e l’ictus cerebrale. In particolare, quando sottoposti a una dieta che favorisce il danno cardiovascolare (alto contenuto di sale e basso contenuto di potassio), questi animali sviluppano in maniera accelerata il danno a carico dei reni. Successivamente sviluppano ictus cerebrale. Somministrando loro l’estratto di Brassica oleracea, però, vediamo che gli effetti negativi della dieta si annullano. Vediamo reni praticamente distrutti che tornano a funzionare”.

Non è ancora una pillola magica, e ulteriori esperimenti saranno necessari. Queste osservazioni sono però molto importanti per chiarire uno dei meccanismi attraverso i quali l’ipertensione esercita il suo potere distruttivo negli organi. La ricerca del laboratorio Neuromed, diretto dal professor Massimo Volpe, del Dipartimento di Medicina Clinica e Molecolare, Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Roma Sapienza, infatti, ha visto come una dieta così sbagliata come quella con molto sodio e poco potassio finisce per ridurre l’attività di una certa proteina, la UCP-2. “Si tratta – continua Rubattu – di una proteina presente nei mitocondri (gli organelli cellulari responsabili della produzione di energia, ndr), fondamentale per contrastare lo stress ossidativo, che è alla base del danno d’organo da ipertensione. Con l’estratto che abbiamo sperimentato questa proteina torna a essere espressa e a svolgere correttamente il suo ruolo antiossidante, prevenendo quindi il danno renale. La cosa da notare è che, con questo processo di riattivazione, stiamo dando forza agli antiossidanti endogeni, proprio quelli prodotti dal nostro organismo”.

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