LA CHIRURGIA VASCOLARE PUO’ SALVARE GLI ARTI INFERIORI DEI PAZIENTI DIABETICI

diabete-2Una delle principali complicazioni a cui possono andare incontro i pazienti diabetici è la graduale perdita di vascolarizzazione degli arti. I vasi sanguigni sono danneggiati dalla malattia, il sangue non rifornisce più a sufficienza i tessuti, e in un certo numero di casi è inevitabile l’amputazione. L’impegno della medicina è quindi quello di ricostruire il flusso sanguigno, un processo chiamato rivascolarizzazione. Nell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli (IS), l’Unità di Chirurgia Vascolare ed Endovascolare diretta dal dottor Francesco Pompeo riesce a salvare gli arti inferiori dei pazienti diabetici grazie alle procedure di ricostituzione dei vasi sanguigni a cui è stata da poco affiancata anche una metodica innovativa di medicina rigenerativa che utilizza cellule staminali, cioè non ancora completamente specializzate nel formare un particolare tessuto, prelevate dal paziente stesso.

Sin dalla prima visita il paziente viene seguito da un intero team impegnato nel definire un quadro a 360 gradi del suo percorso. Dal chirurgo vascolare al neurologo al diabetologo, al podologo, tutti gli aspetti della terapia degli arti inferiori colpiti dalle complicanze del diabete sono tenuti in considerazione.

Dopo i vari accertamenti diagnostici, tra le quali naturalmente l’esame ecodoppler, viene stabilita la procedura più accurata, specificamente adattata al paziente, che comprende la rivascolarizzazione dei vasi della gamba o del piede per ristabilire una corretta circolazione. Ma anche una serie di interventi volti a curare le ulcere o le infezioni che possono colpire il piede diabetico, fino ad arrivare all’innesto di derma artificiale, una metodica avanzata in uso al Neuromed.

Infine, con il processo di riabilitazione, il paziente continua ad essere seguito costantemente. “Nel piede diabetico – dice il dottor Francesco Pompeo – in passato si arrivava spesso a dover amputare. Oggi, con le tecniche endovascolari, riusciamo a riaprire le arterie interessate. E tantissime amputazioni maggiori non sono più necessarie”.

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