Il 35% delle persone riferisce di non dormire a sufficienza, eppure la maggior parte dei disturbi del sonno è prevenibile e curabile. L’obiettivo principale, pertanto, è quello di promuovere una corretta prevenzione, richiamando l’attenzione su quei fattori modificabili che possono migliorare la qualità del sonno e ridurre il peso della fatica e della sonnolenza diurna. Una migliore comprensione di queste condizioni, insieme ad un maggiore impegno nella ricerca in questo settore, può contribuire a ridurre l’onere dei disturbi del sonno sulla società.
“Diversi sono i disturbi legati al sonno – spiega il dottor Giuseppe Vitrani del Centro per la diagnosi e la cura dei disturbi del Sonno dell’I.R.C.C.S. Neuromed – Tra i più comuni ricordiamo l’insonnia, la sindrome delle gambe senza riposo, il russamento con apnee notturne, alcune forme di parasonnia. Tutte queste condizioni, alterando la capacità di rimanere svegli durante il giorno, aumentano il rischio di incidenti automobilistici o sul lavoro in condizioni in cui prontezza di riflessi e attenzione sono necessarie. Dormiamo per almeno un terzo della nostra vita, non solo per ricaricarci di energie ed essere efficienti il giorno successivo, ma anche per mantenere in esercizio i nostri circuiti cerebrali e consolidare la memoria. Per essere ristoratore il sonno – continua Vitrani – deve basarsi su 3 parametri fondamentali. Il primo è la durata: le ore di sonno devono essere sufficienti a garantire un riposo utile all’attività del giorno seguente. Segue la continuità: i cicli del sonno devono essere stabili, in quanto una frammentazione dell’architettura del sonno può alterarne la qualità. Infine la profondità: il sonno deve essere sufficientemente profondo da risultare rigenerante e ristoratore”.
Le conseguenze di un cattivo sonno sono da ricercare proprio negli effetti da deprivazione cronica del sonno stesso e vanno dalla sonnolenza diurna e stanchezza alla scarsa concentrazione e alla facile irritabilità. Ma c’è anche la depressione e i disturbi della memoria e dell’apprendimento, con conseguente riduzione di tutte le performance cognitive. Non solo, a lungo andare dormire poco e male potrebbe favorire l’aumento di peso, il diabete di tipo II ed essere un fattore di rischio per malattie cardio e cerebro-vascolari. Quasi il 20% di tutte le lesioni gravi da incidenti d’auto, nella popolazione generale, sono associati proprio alla sonnolenza di chi guida, spesso conseguenza di un sonno poco ristoratore.
E quando cominciamo ad avvertire qualcosa di strano nel nostro sonno, non è il caso di attendere troppo, bisogna rivolgersi ad uno specialista.
“L’insonnia non è una vera e propria malattia, – spiega Vitrani, – ma può essere un sintomo di svariate condizioni patologiche, oppure secondaria a particolari situazioni familiari o ambientali. Ne soffre circa il 10-15% della popolazione generale e ne sono più colpite le donne rispetto agli uomini. Questo è legato sicuramente alla ciclicità ormonale, ma soprattutto al ruolo che oggi la donna riveste non solo nella vita di tutti i giorni (badare alla famiglia e accudire i figli), ma anche nel mondo del lavoro, con notevoli responsabilità associate. Tutto questo si traduce in un maggiore tasso di stress che alla fien si ripercuote negativamente sulla qualità del sonno”.
Fondamentale è non lasciare che un’insonnia transitoria diventi cronica, in quanto quest’ultima sicuramente sarà più difficile da trattare. Ma i disturbi del sonno non si limitano alle classiche notti in bianco della letteratura. Così Vitrani ci guida in una ampia panoramica.
“Per quanto riguarda la Sindrome delle gambe senza riposo, può essere definita come quel disturbo caratterizzato da un bisogno irrefrenabile di muovere le gambe, a causa di una sensazione di fastidio, dolore e/o formicolio agli arti inferiori. I sintomi vengono peggiorati dal riposo e si presentano prevalentemente nelle ore serali, quando il soggetto va a letto per dormire. Bisogna dire che spesso è presente una familiarità, mentre a volte la sindrome è secondaria a determinate condizioni, quali la gravidanza, la carenza di ferro, l’insufficienza renale, il diabete, o la Malattia di Parkinson. Nella maggioranza dei casi, però, si tratta di un disturbo “idiopatico”, cioè non riconducibile ad una causa effettiva. Comunque da recenti studi sembra che la causa della malattia sia da ricercare nell’alterazione del metabolismo di un particolare neurotrasmettitore, la dopamina, in alcune parti del sistema nervoso centrale, quali il tronco dell’encefalo o il midollo spinale”.
Altro frequente e comune disturbo è il russamento. Colpisce il 50% degli uomini ed il 30% delle donne fra i 40 ed i 60 anni. Ad ognuno di noi può capitare di russare di tanto in tanto, ma se il fenomeno si presenta di frequente può influenzare la qualità del sonno, oltre che diventare un problema sociale e infastidire i propri familiari o i compagni di stanza. Fattori che tendono a peggiorare tale disturbo sono il sovrappeso, la posizione supina, il fumo, l’alcool. Ma quando dobbiamo iniziare a preoccuparci?
“Il russamento, associato a pause respiratorie più o meno lunghe, potrebbe celare una Sindrome delle apnee ostruttive nel sonno, che va rapidamente diagnosticata e trattata, e mai sottovalutata.”.
Il sonnambulismo, dal canto suo, ha da sempre destato una certa curiosità, ed ha popolato l’immaginario collettivo. Fa parte dei disturbi del sonno classificati come parasonnie. Nonostante possa impressionare, è del tutto benigno e a risoluzione generalmente spontanea. Colpisce prevalentemente i bambini (tra i 4 e i 12 anni), e di solito tende a scomparire spontaneamente con la pubertà.
“Chi ne soffre – spiega Vitrani per chiudere questa carrellata – compie dei movimenti o comportamenti, a volte anche complessi, senza averne coscienza: in realtà sta continuando a dormire. Si siede sul letto con gli occhi aperti, oppure si alza, cammina, compie comportamenti automatici come lavarsi o vestirsi, accendere la tv, aprire e chiudere porte e/o finestre. Tutto ciò senza che al mattino ricordi nulla di quanto accaduto. Al termine di ogni episodio, di solito, il soggetto torna spontaneamente a letto a dormire. Una cosa importante è: non provare mai a svegliare un sonnambulo, poiché ciò potrebbe scatenare comportamenti aggressivi da parte dello stesso. Inoltre una soluzione per evitare spiacevoli inconvenienti è quella di proteggere gli ambienti in cui la persona dorme (basterà bloccare porte e finestre). Non è ancora perfettamente chiaro il meccanismo alla base del sonnambulismo, di certo è che si transita da un sonno molto profondo ad un’attività che somiglia a quella di veglia dal punto di vista Elettroencefalografico. In sostanza il cervello dei sonnambuli è un cervello molto attivo”.