Sconfiggere il diabete? Oggi si può. E l’arma per questa battaglia è rappresentata da una corretta prevenzione. L’Istituto Neuromed promuoverà in occasione della Giornata Mondiale contro il Diabete del 14 novembre, incontri con gli specialisti e visite gratuite al fine di delineare, insieme ai cittadini, le buone pratiche di prevenzione e di un corretto stile di vita.
Oltre a ridurre l’aspettativa di vita di 5-10 anni il diabete mellito è responsabile di complicanze serie. Le malattie cardiovascolari sono da 2 a 4 volte più frequenti nelle persone affette da diabete: parliamo di infarto, ictus, scompenso cardiaco e morte improvvisa. E non solo. Altre sono le complicanze legate a questa patologia, tra le quali la retinopatia diabetica, principale causa di cecità nelle persone in età lavorativa. Il 30-40% dei pazienti con diabete di tipo 1 e il 5-10% di quelli con diabete di tipo 2 sviluppano, poi, una insufficienza renale terminale dopo circa 25 anni di malattia.
Anche il Sistema Nervoso, sia a livello centrale che periferico, non è immune dagli effetti negativi del diabete. Nei pazienti diabetici il rischio di ictus cerebrale ischemico è circa il doppio rispetto alla popolazione non affetta da questa condizione. Ma non c’è solo un evento drammatico come l’ictus: è importante sottolineare che il diabete può essere causa di un declino delle funzioni cognitive, in particolare di quelle esecutive, dell’apprendimento e della memoria.
“Il rischio maggiore di disturbo cognitivo da diabete – spiega la dottoressa Angela Ricci del Centro diabetologia dell’I.R.C.C.S. Neuromed – si presenta in due periodi cruciali della vita: nella prima infanzia (5-7 anni), quando i sistemi cerebrali vanno incontro ad estesi cambiamenti strutturali, e nell’età adulta avanzata (dopo i 65 anni), quando il cervello va incontro ai fenomeni neurodegenerativi dovuti all’età.”
La prevenzione del diabete tipo 2 è uno dei temi maggiormente avvertiti dalla comunità medica internazionale. Le ragioni alla base di questa sempre maggiore attenzione le ritroviamo nel rapido aumento dei casi di malattia e nella sua comparsa in età sempre più precoce. Ma anche nelle pesanti ripercussioni che la malattia ha, sia sulla dimensione individuale che su quella sociale. Eppure tutti gli studi degli ultimi anni hanno dimostrato che è possibile prevenire il diabete tipo 2, o ritardare la comparsa della malattia. “I farmaci a volte non servono – spiega la dottoressa Ricci – è importante, invece, intervenire sullo stile di vita. Una dieta adeguata riduce il rischio del 33% nella popolazione a rischio. Se alla dieta, poi, associamo l’attività fisica la percentuale di protezione dalla malattia tocca il 60%.
Le caratteristiche principali dell’intervento dietetico sono tre: moderata restrizione calorica (con l’obiettivo di una riduzione ponderale del 5-7%), diminuzione del consumo totale di grassi e adeguato apporto di fibre; il tutto accompagnato da un’attività fisica aerobica di moderata intensità per almeno 20-30 minuti al giorno.”