Con il termine Dieta Mediterranea intendiamo un modo di alimentarsi tipico delle aree del bacino del Mediterraneo e quindi di Paesi come l’Italia, la Grecia, la Spagna ma anche alcune aree del Nord Africa. “La caratteristica di questo modello alimentare – ci spiega Giovanni de Gaetano, Responsabile del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione I.R.C.C.S Neuromed – è quello di mangiare alcuni cibi più di altri, ma anche il modo in cui li si combina. Ad esempio, la pasta è spesso accompagnata con le verdure, e l’olio extravergine di oliva è in genere la fonte principale di grasso, al posto del burro o di altri grassi animali. Non ultima l’abitudine di accompagnare i pasti principali con uno o due bicchieri di vino rosso. Alla base della piramide alimentare mediterranea ci sono ovviamente frutta e verdura, ma anche carboidrati complessi come pasta, pane o riso. Nelle ultime versioni della piramide, è stata inclusa anche la convivialità, tratto distintivo del rapporto che le popolazioni del Mediterraneo hanno con il cibo”.
Mangiare mediterraneo porta numerosi benefici al nostro organismo. Ma è con il corretto stile di vita, che presuppone una discreta attività fisica e evitare di fumare, che preveniamo malattie cardiovascolari e tumori nonché le patologie neurodegenerative. Effetti benefici evidenziati, tra gli altri, dallo studio MOLI-SANI, uno degli studi epidemiologici più grandi mai realizzati al mondo. Con i suoi 25mila cittadini arruolati, il progetto è nato circa dieci anni fa con l’obiettivo di indagare il delicato equilibrio tra genetica e ambiente in relazione all’insorgenza delle principali malattie croniche degenerative. “Una delle domande che ci siamo posti sin dall’inizio – continua de Gaetano – è proprio se abbia ancora senso parlare di dieta mediterranea e dei suoi benefici a distanza di oltre mezzo secolo da quando fu teorizzata da Ancel Keys. Dalle numerose indagini effettuate finora, si conferma che un modello alimentare di tipo mediterraneo resta la modalità di prevenzione più efficace a nostra disposizione. E questo nonostante gli alimenti di oggi siano diversi da quelli che si consumavano nei decenni scorsi (come le farine raffinate che oggi hanno preso il posto di quelle integrali) e abbiano un’origine prettamente industriale. Senza contare gli stravolgimenti sociali e culturali che hanno comunque finito per cambiare il nostro approccio alla tavola e alla preparazione del cibo. Al netto di queste rivoluzioni, la dieta mediterranea conferma i suoi benefici per la salute umana”.
Una posizione forte è stata presa qualche mese fa dall’OMS (Organizzazione Mondiale Sanità) rispetto al consumo di carne, considerata cancerogena. La Dieta mediterranea non esclude il consumo di carne ma la pone al vertice della piramide alimentare, dove si trovano i cibi da consumare in moderazione, una volta alla settimana. Più elasticità per la carne bianca, tipo pollame, che invece può essere consumata anche due volte a settimana. Ovviamente, un consumo eccessivo di carne, soprattutto se “bruciata” sulla brace o conservata in insaccati ricchi di sale e di altre sostanze, va sicuramente sconsigliata.
La crisi economica ha portato a cambiamenti nelle abitudini dei cittadini. Paradossalmente quei cibi considerati ‘poveri’, dei contadini, sono oggi difficilmente reperibili e soprattutto costosi. Lo studio Moli-Sani si è occupato anche di correlare l’adesione alla dieta mediterranea con le condizioni economiche di una popolazione. “L’inizio della crisi economica – spiega de Gaetano – sembra aver accentuato le disuguaglianze socioeconomiche in termini di diversità alimentare. In altre parole, a partire dal 2007, la ricchezza è diventato un determinante di adesione alla dieta mediterranea, cosa che non accadeva negli anni precedenti. Ora il panorama è decisamente cambiato e sono i soggetti benestanti a seguire maggiormente una sana alimentazione. Chi ha difficoltà economiche tende a tirare la cinghia e a risparmiare. D’altro canto le calorie a buon mercato sono anche quelle di bassa qualità. Ecco perché è fondamentale non solo continuare a studiare la dieta mediterranea nel XXI secolo, ma anche impegnarsi affinché tutti possano continuare a praticarla”.
La partecipazione dell’Istituto Neuromed a Expo 2015 è stata un riconoscimento agli studi che vengono portati avanti nel campo del rapporto tra gli stili di vita e la prevenzione delle patologie croniche. Approfonditi temi relativi agli effetti benefici del viso sulla salute, gli effetti protettivi della Dieta mediterranea osservati nei diabetici del progetto Moli-sani e il loro impatto sulla salute delle donne.