La Rinoplastica è uno dei campi più complessi nell’ambito della chirurgia estetica e funzionale del volto, e proprio la sua complessità ne fa un settore in continua evoluzione, in cui il confronto e l’aggiornamento devono essere continui.
Negli ultimi anni, infatti, si è assistito ad una notevole evoluzione delle procedure chirurgiche di rinosettoplastica, con l’arrivo della tecnica aperta (open), che consente di visualizzare e modificare efficacemente le strutture osteocartilaginee della regione nasale. I vantaggi sono molteplici, e si riassumono sostanzialmente nella possibilità di pianificare minuziosamente la chirurgia in ogni piccolo dettaglio, aumentando notevolmente la predicibilità del risultato e la funzionalità delle vie aeree superiori.
Certamente il discorso più attuale relativamente alla rinoplastica è quello estetico. “Settore – dice il dottor Salvatore Taglialatela Scafati, specialista in Chirurgia Plastica e Ricostruttiva della Casa di Cura Trusso e della Casa di Cura Malzoni-Villa dei Platani – per il quale ci troviamo ad affrontare spesso il problema della cattiva informazione. Il paziente, infatti, crede che questo sia un intervento di routine, semplice da affrontare sia per il paziente stesso che per il chirurgo. Ci troviamo, invece, di fronte ad interventi complessi che richiedono grandi abilità tecniche da parte dell’operatore, che deve essere costantemente aggiornato sulle varie tecniche in quanto il naso costituisce una specie di microcosmo nell’ambito della fisionomia del volto. Potremmo dire che ha una sua anatomia. E naturalmente il paziente deve sempre conoscere i rischi connessi a interventi di questo tipo, che per quanto minimi esistono.”
Spesso le deformità nasali vengono concepite tali anche da chi semplicemente non si riconosce nei tratti somatici con cui è nato. Con la chirurgia plastica entriamo, infatti, in un ambito molto più legato alla psicologia. E i chirurghi devono svolgere un lavoro molto delicato, prima ancora di entrare in sala operatoria: individuare il paziente che ha veramente bisogno di un intervento, e a volte dire anche quale no.
“Nel caso specifico – dice Taglialatela – il chirurgo plastico deve valutare la persona nella sua totalità. Non solo, per esempio, il naso nell’insieme delle caratteristiche facciali, ma anche il motivo che lo spinge a sottoporsi a un intervento di rinosettoplastica. Questo perché dopo un cambiamento dei caratteri facciali del naso il paziente può non riconoscersi più e quindi peggiorare la sua situazione psicologia.”
Quello del chirurgo plastico, quindi, diventa un ruolo di grande attenzione. Parliamo di una disciplina che cambia anche sulla base dei canoni sociali di bellezza che ormai è intesa come una qualità primaria legata al benessere della persona.
“Spesso noi agiamo su persone sane – dice Luigi Califano, direttore della scuola di specializzazione in Chirurgia Maxillo-Facciale e Preside della Scuola di Medicina e Chirurgia dell’Università “Federico II di Napoli” – ma che hanno dei disagi psicologici dovuti alla non accettazione del loro aspetto. La maggior difficoltà oggi è proprio quella di selezionare gli interventi, saper dire no. La nostra disciplina è piena di improvvisazione da parte di chi vede questo settore come una opportunità commerciale. Noi siamo medici a tutti gli effetti e come tali ci dobbiamo comportare. Non c’è terapia se non c’è diagnosi, se non c’è un rapporto di fiducia tra medico e paziente. Bisogna quindi saper dire no quando non c’è una indicazione ben precisa.”