UNA DIAGNOSI PRECOCE DELLE DEMENZE?

Annalena Venneri
Annalena Venneri

Annalena Venneri è Professore di Neuropsicologia Clinica Traslazionale nel Dipartimento di Neuroscienze della Facoltà di Medicina, nell’Università di Sheffield e svolge la sua attività clinica come Specialista Onorario all’Ospedale Didattico di Sheffield. Si occupa prevalentemente di diagnosi differenziale precoce delle demenze e, nello stesso campo, di sistemi diagnostici avanzati.

Diagnosticare precocemente le demenze e, soprattutto, individuare l’Alzheimer attraverso la diagnostica per immagini. Quali vantaggi per i pazienti?
Una delle cose fondamentali è cercare di identificare la malattia di Alzheimer allo stadio più precoce possibile, distinguendola dalle altre demenze. Purtroppo una cura per la malattia di Alzheimer non l’abbiamo ancora, ma intervenendo tempestivamente è possibile instaurare forme di trattamento che permetteranno al paziente di mantenere la sua autonomia per molto più tempo. Non parliamo di farmaci, ma di interventi che permettano di stimolare le capacità residue e compensatorie del sistema nervoso del paziente.

Potremmo dire che i neuroni soffrono per la patologia, ma il sistema nervoso del paziente, grazie a questi interventi, “impara” a essere più efficiente?
Sì. Esiste una fase di transizione in cui la patologia ha già iniziato a danneggiare il sistema nervoso centrale, ma il cervello ha ancora la capacità di compensare attraverso vie alternative. Alla base delle capacità di compensare ci sono le proprietà plastiche del sistema nervoso centrale, la cosiddetta neuroplasticità. Noi possiamo intervenire per dare al sistema nervoso la possibilità di trovare queste vie.

Può farci un esempio di come si svolge un trattamento del genere?
E’ un intervento molto semplice, al quale di solito i pazienti partecipano volentieri. Si presentano su uno schermo degli esercizi ai quali il soggetto deve rispondere. Il paziente può facilmente gestirli senza alcuna conoscenza precedente di utilizzo del computer, perché sono tutti con touch screen, come lo schermo di un tablet o di un telefono. Ma la cosa fondamentale è il modo in cui questi esercizi sono concepiti. Si punta ad utilizzare contemporaneamente più aree del cervello, in modo da stimolare una riconnessione di quei circuiti danneggiati dalla patologia.

Dal punto di vista del paziente e dei familiari, qual è l’importanza di una diagnosi precoce e un intervento tempestivo?
Innanzitutto otteniamo una migliore qualità di vita e una maggiore autonomia per un periodo molto più lungo. Certo, nessun paziente è uguale all’altro, ma intervenendo nella fase preclinica, quando i sintomi sono ancora lievi, in media, riusciamo a mantenere la persone in uno stato di deterioramento lieve per almeno due anni in più rispetto a quanto normalmente accadrebbe se lasciassimo fare alla malattia il suo decorso classico.

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